Nella nostra vita quotidiana siamo portati a pensare che siano gli eventi che ci accadono a determinare i modi con cui noi reagiamo agli stessi. In realtà non è cosi.
Le nostre azioni e reazioni dipendono dalla nostra finestra di tolleranza.
E’ infatti questo aspetto che spiega il motivo per cui alcuni individui riescono a mantenere la calma e gestire le situazioni con pazienza e lucidità, mentre per altri mantenere la calma è oggettivamente difficile in determinate situazioni sfidanti.
L’emotività è un aspetto che influisce parecchio: tollerare e sopportare situazioni, conversazioni o eventi che mettono alla prova la nostra pazienza dipende da quanto riusciamo a non farci sopraffare dall’emotività e da quanto riusciamo a non agire di impulso.
Tutto questo in psicologia viene gestito con la teoria della Finestra di tolleranza.
Daniel J. Siegel, considerato il padre della psicobiologia relazionale o neurobiologia interpersonale, presenta questa teoria che mette in evidenza l’interconnessione tra mente, cervello e relazioni sociali e quanto questi tre elementi si influenzano reciprocamente.
Il concetto di finestra di tolleranza suggerisce che ognuno di noi ha un proprio livello di eccitazione ottimale quando gli stimoli sono tali da farci rimanere nella finestra di tolleranza. Entro tale intervallo possiamo affrontare lucidamente, alti e bassi emotivi senza mai sfociare nell’iper- o ipo-attivazione
L’ampiezza della finestra di tolleranza non è uguale per tutti: frustrazioni, imprevisti, disavventure, pressioni economiche o sociali ci mettono alla prova ma durante la nostra vita sviluppiamo delle strategie per riuscire a gestire i carichi emotivi quotidiani restando all’interno della finestra di tolleranza.
Ma questo non vale per tutti.
Per esempio, chi si annoia facilmente tenderà a scivolare nell’ipoattivazione, nell’apatia, nell’inerzia se non riceve continui stimoli. Quando un equilibrio entro la finestra di tolleranza non è stabile, la persona sperimenterà spesso la smania di voglia di nuovo.
Una finestra di tolleranza molto stretta, non solo ci rende inclini alla noia ma anche poco tolleranti alle pressioni esterne con reazioni di fuga o attacco, scatti d’ira, ansia acuta, comportamenti incontrollati.
I margini di tolleranza
Purtroppo gli eventi avversi non possono essere controllati.
Quello che ciascuno di noi può fare è tentare di ampliare la finestra di tolleranza. Come anticipato, questo range non è uguale per tutti e dipende da fattori come assertività, resilienza, autostima, fiducia… tali caratteristiche fanno parte della persona, fin dalla sua infanzia.
Sono proprio le esperienze avverse durante l’infanzia che vanno a compromettere la nostra finestra di tolleranza, il che significa che chi ha subito abusi emotivi o fisici durante l’infanzia, da adulto, avrà una maggiore tendenza ad essere sopraffatto con una soglia di tolleranza facile da superare.
Range di tolleranza: comfort zone emotiva
Esistono una comfort zone fisica (legata alle azioni, alle abitudini, allo spazio in cui ci si muove…) e una comfort zone emotiva (legata alla percezione di sicurezza) entro le quali riusciamo a mantenere il nostro equilibrio, rimanendo nella nostra finestra di tolleranza, elaborando al meglio i nostri vissuti emotivi.
Come aumentare la propria finestra di tolleranza?
E’ possibile con esercizi di crescita personale, mettendo in discussione le proprie credenze, apprendendo come auto-consolarsi, affrontando i propri vissuti irrisolti, imparando a regolare al meglio le proprie emozioni.
Libri consigliati: La mente relazionale Daniel J. Siegel
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