Durante la settimana che porterà alla Giornata Mondiale contro la violenza sulle donne (il prossimo 25 novembre) la nostra riflessione di questo mese verte proprio su alcuni studi clinici che riportano che tra i fattori di rischio ambientali per i disturbi del comportamento alimentare possiamo riscontrare la presenza di gravi traumi associati a forme di violenza, come ad esempio abusi fisici e/o sessuali.
Le esperienze fortemente traumatiche sono fattori significativi che possono determinare difficoltà nella regolazione delle emozioni e aumentare la vulnerabilità di una persona nei confronti di un disturbo alimentare.
I disturbi del comportamento alimentare hanno una stretta correlazione proprio con le nostre emozioni e non come potrebbe sembrare con il cibo, dove il cibo invece diventa la strategia, il regolatore per esprimere i nostri vissuti.
Si dice che il corpo sia il teatro dove si manifesta la fatica e il disagio più profondo, non sempre comunque derivante da traumi cosi gravi.
Alle volte (purtroppo più spesso di quanto immaginiamo) dietro ai disturbi del comportamento alimentare ritroviamo anche:
- emozioni di vergogna per quello che siamo e non tanto per come possiamo apparire,
- il bisogno (e il desiderio di essere visti) collegato però nello stesso tempo al timore di essere visti,
- la paura ad esprimere la rabbia,
- la paura a esprimere i propri bisogni, quello che ci serve per stare davvero bene
Oggigiorno la letteratura scientifica dimostra che le forme di disagio psicologico sopra riportate, oltre a eventi di vita traumatici e le cosiddette “ferite dell’attaccamento”, sono tutti fattori di rischio ambientali per l’insorgenza dei disturbi del comportamento alimentare.
Il vero lavoro sul disturbo alimentare va quindi oltre al sintomo alimentare dove avere un peso sano ha solo lo scopo di garantire il funzionamento fisico, ma il vero lavoro è con le emozioni e sulle emozioni, con i propri bisogni e desideri, sulle relazioni per far sì che la persona possa andare incontro alla sua evoluzione ed accedere ad un mondo di progetti e desideri più adulti e liberi da eventi estremamente dolorosi e soverchianti.
I disturbi alimentari sono potenti meccanismi che aiutano le persone ad affrontare quelle situazioni della vita che hanno un carico di emozioni troppo difficili da sopportare.
Spesso chi ne soffre vede il proprio disturbo come una specie di supporto, di aiuto anche se, soprattutto nei disturbi da alimentazione incontrollata, c’è consapevolezza che i sintomi mantengano la patologia.
Le persone si sentono minacciate e vuote senza questi meccanismi ed è come se diventassero il proprio disturbo.
La forte diffusione di questi disturbi rende estremamente importante pianificare delle strategie di intervento adeguate e tempestive per intervenire su una patologia tanto resistente al trattamento e che risulta essere addirittura la prima causa di morte tra le patologie psichiatriche.
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